Nel famosissimo romanzo di Jules Verne, Il Giro del Mondo in ottanta giorni, il protagonista Phileas Fogg, nel rientrare a Londra, avendo compiuto il giro della Terra viaggiando verso Est, credeva di aver perduto la scommessa, avendo impiegato, secondo i suoi calcoli, un giorno in più. Si accorse però, con sua somma meraviglia, che i giorni impiegati erano gli ottanta preventivati. Come si spiega scientificamente la differenza di un giorno tra il conteggio tenuto diligentemente da Fogg e la data trovata a Londra? (Luca Sassaroli)

Approfittiamo della domanda posta dal gentile lettore per ricordare che quest’anno ricorre il centenario della morte di Jules Verne (1828-1905). Egli viene giustamente ritenuto uno dei più popolari scrittori di libri di avventure ed il precursore della fantascienza. Si può aggiungere che egli aveva la stoffa e la vocazione dello scienziato ed aveva una notevole preparazione scientifica che trasfuse nei suoi romanzi fornendo al lettore descrizioni tecniche particolareggiate e anticipando spesso scoperte scientifiche giustamente sempre citate.

Ma veniamo alla questione delle ventiquattro ore che si perdono o si guadagnano nel fare il giro della Terra verso Est o verso Ovest. Già ne parla Antonio Pigafetta nella relazione che egli fece sul primo giro del Mondo compiuto da Ferdinando Magellano tra il 1519 ed il 1522.
La flotta, composta da cinque navi, partì da Siviglia il 20 settembre 1519 e l’unica nave superstite della spedizione, la Victoria, rientrò tre anni dopo con un equipaggio ridotto a sole 18 persone, dopo aver compiuto, navigando verso Ovest, il primo giro del Mondo.
Pigafetta racconta lo stupore provato dall’equipaggio, sbarcando alle isole del Capo Verde, nello apprendere che la data era giovedì 10 luglio anziché mercoledì 9 luglio 1522, come era stato conteggiato a bordo (l’equipaggio era preoccupato di aver mangiato carne di venerdì e di avere festeggiato la Pasqua con un giorno di ritardo). Egli dice testualmente: “per ogni iorno io, per essere stato sempre sanno, aveva scripto senza nissuna intermissione, ma, como da poi ne fu deto, non era erore, ma il viagio facto sempre per occidente e ritornato a lo istesso luoco, come fa il solle, aveva portato quel vantagio de ore venticatro, come chiaro si vede”.

La spiegazione è contenuta già in queste parole e venne fornita da Pietro Martire d’Anghiera. La questione venne lungamente dibattuta dagli astronomi dell’epoca.
Pigafetta fa riferimento al Sole che compie il giro della Terra in senso orario (verso Ovest) ogni ventiquattro ore (in effetti il movimento è posseduto dalla Terra in senso antiorario, perciò il moto del Sole è apparente). Un mobile che compie la circumnavigazione terrestre verso Ovest (cioè nello stesso senso del Sole) quando ritorna al luogo di partenza ha visto, rispetto a questo luogo fisso, un passaggio in meno del Sole al proprio meridiano mobile. Tutto il contrario (diminuzione di un giorno) se il giro viene compiuto verso Est.

Se questo ragionamento appare lambiccato vediamo di farne un altro, forse più semplice, con l’aiuto di qualche disegnino.
La rete dei meridiani e dei paralleli, idealmente tracciati sulla sfera terrestre e sulle sue rappresentazioni in piano, è stata introdotta da Tolomeo (II secolo d.C.). Il riconoscimento del meridiano di Greenwich come meridiano zero è stato deciso dalla Conferenza Internazionale sui Meridiani tenutasi a Washington nel 1884.
Il globo è stato diviso in 24 spicchi detti fusi, limitati da meridiani aventi la differenza di longitudine di un’ora o 15°. Il meridiano centrale di ciascun fuso è considerato il meridiano su cui vengono regolati gli orologi dell’intero fuso, che si chiama perciò ora del fuso. Il meridiano centrale del fuso Z è il meridiano di Greenwich. Quando il Sole si trova su tale meridiano, in tutto il fuso è mezzogiorno e su tutta la Terra esiste un’unica data, ad esempio il 31 dicembre 2004.

All’antimeridiano di Greenwich sono le 00 ore o le 24 a seconda che si conti verso Ovest o verso Est, ovvero +12 oppure -12, tenendo presente che nelle figure i segni + e – stanno a significare il numero di ore da aggiungere o togliere alle ore del fuso per ottenere l’ora di Greenwich.
Non appena il Sole, nella sua corsa giornaliera, supera il meridiano di Greenwich. e si sposta verso Ovest, l’antimeridiano si sposta di conserva e nasce il nuovo giorno sulla Terra, l’uno gennaio 2005.

Da questo momento in poi e per le successive 24 ore sulla Terra esistono due date, il 31-12-2004 e 1-1-2005 delimitate dall’antimeridiano di Greenwich (fisso) e dall’antimeridiano del Sole che segna la mezzanotte (mobile come il Sole verso Ovest) e l’avanzare del nuovo giorno sulla Terra. La doppia data dell’antimeridiano di Greenwich (il 31-12-2004 da una parte e l’1-1-2005 dall’altra) permangono fino a quando il Sole non tornerà sul meridiano di Greenwich e all’antimeridiano sarà di nuovo mezzanotte.

Ecco perché attraversando l’antimeridiano di Greenwich occorre cambiare sempre data, aumentandola di un giorno se si viaggia verso Ovest, diminuendola se si viaggia verso Est.
Se naturalmente si viaggia verso Ovest o verso Est e non si attraversa la linea di “confusione” delle date o antimeridiano di Greenwich, occorre solo diminuire o aumentare l’ora dell’orologio per lo spostamento da un fuso all’altro.

A bordo delle navi il cronometro è regolato sull’ora di Greenwich, perciò non occorre fare tale operazione.

Questo articolo è stato pubblicato sul giornalino Pulsar (numero 14, anno 2005)